E' la conclusione a cui giunge uno studio del Consiglio d'Europa coordinato da Domenico Di Giorgio, dell'Agenzia italiana del farmaco, e Diana Russo, procuratore a Napoli
Le leggi italiane e di molti altri Stati europei sono "inadeguate" a fermare il crimine organizzato specializzato nel traffico di medicinali rubati, che "può mettere gravemente a rischio la salute di chi li assume". È la conclusione a cui giunge uno studio del Consiglio d'Europa coordinato da Domenico Di Giorgio, dell'Agenzia italiana del farmaco, e Diana Russo, procuratore a Napoli, in cui si evidenzia che la ratifica della convenzione internazionale Medicrime rafforzerebbe gli strumenti a disposizione degli Stati nella lotta a questo fenomeno.
Basandosi sui risultati ottenuti da un'inchiesta condotta nel 2014 per smantellare il traffico di medicinali anti tumorali rubati in Italia e rivenduti in altri Paesi europei ('Operazione Volcano'), lo studio mostra che, in mancanza di leggi adeguate, le sanzioni che gli Stati possono infliggere ai responsabili "sono inadeguate come deterrente per un reato molto lucrativo". Nonostante con l'Operazione Volcano siano state arrestate più di 80 persone, lo studio dimostra che i risultati sarebbero stati migliori se i Paesi coinvolti - tra cui l'Italia - avessero introdotto pene e sanzioni specifiche per i cosiddetti crimini farmaceutici, come prevede Medicrime. Lo studio evidenzia, ad esempio, che "i rivenditori e i farmacisti coinvolti nel traffico hanno subito al massimo una multa e la sospensione della licenza per uno o due mesi".
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